zampaflex ha scritto:Ieri sera, per il compleanno del capobanda del gruppetto di alcolisti che frequento nella città delle mille luci (cit.
), tutto offerto dal padrone di casa che mai potremo ringraziare abbastanza:
Laval - cumières gc nature sb. 04/14
Selosse - Cramant chemin de chalons sb. 04/13
Weins Prum - Wehlener Sonnenuhr Auslese 2013
Raveneau - Chablis gc Valmur 2007
Coche dury - corton charlemagne 2008
Maga - Barbacarlo 1994
Fourrier - clos saint Jacques 2009
Leroy - clos de vougeot 1997
Roagna - Barbaresco Pajé 1974
Soldera - brunello riserva 2005
Conterno - Monfortino 2001
Leroy - Chambertin 2007
Chateau Mouton Rotschild 1996
Krug - clos d'ambonnay 1996
Quintarelli - Amabile del cerè 1990
Note brevi, anche perchè bersi tutta questa roba in otto qualche problema percettivo lo causa
Qualche bottiglia era ancora giovane, qualcun'altra, comprata sul mercato, non trattata perfettamente; quello che contava però era il piacere di condividere con noi, per una serata d'eccezione, dei vini a cui il festeggiato teneva molto. Quindi:
Laval - naso di bonbon e fiori, muschio; acido, troppo acido e troppo scarno, manca l'equilibrio, forse si addolcirà
Selosse - altro passo, la terribile materia del lieux-dit comincia ad amalgamarsi e, come un torrente alpino che nasce tra impetuose cascate, finalmente raggiunge qualche piano dove possa rilassarsi un poco. Gran naso, con echi finali perfino di frutta arancione. Bocca cremosa, lunga, nitida, sapida. Vino sontuoso.
Prum - riconoscibilissimo per un mosellano, auslese, di annata morbida seppur recente. Il solito merletto, grande bravura del vignaiolo. Infinito.
Raveneau - Naso chiuso, bocca esile e che pare segnata da legni amari, anche terrosa; non esce mai dal clichet transalpino ("chabliseggia").
Coche - amico K, tu ben sai che quando vino stantuffa zolfo, tu attendi che bufalo si stanchi. Augh. E difatti a questo produttore si deve concedere tempo, e poi tempo, e ancora tempo nel bicchiere perchè finalmente si degni di aprire il riccio. Pirico, poi viola, poi burro, poi limone frizzante, poi crema di limone, poi mimosa, poi ananas...intenso, parte largo per poi scattare con grande freschezza, poi dopo un po' ti fa capire quanta sapidità celi...poliedrico, sfaccettato, grande vino quasi da meditazione. Maratoneta.
Maga - questo va assolutamente inserito nelle bevute dei superartigiani. Ha personalità da vendere, e pur nella sua riconoscibilità ti sorprende sempre.
Fourrier - boccia storta, prevale un legno duro e amaro, toni verdamente vegetali martellano il dispiaciuto palato.
Leroy CdV - fine, elegante, molto elegante. Ma anche molto fine. Questa bottiglia ha un limite (alto, eh), ed è proprio la taglia, adattissima a colpire l'occhio ma meno a soddisfare la carne...
Roagna - boccia andata ma non del tutto, testimonianza di una grande annata che avrebbe potuto dare, se ben conservata, enormi soddisfazioni.
Soldera - e parte un coro di oooohhh alla nitidezza della ciliegia sbarazzina dal caratterino pericoloso (sangue, carne porco gggiuda, che mica si scherza). Frutto maturo e rigoglioso. L'attacco in bocca però lascia un dubbio di incompiutezza che si concretizza con i minuti: la volatile diventa percepibile e la bocca si allarga e si spegne.
Monfo - ...si comporta da carrarmato quale è: chiuso a quattro mandate, si concede incazzoso per mezz'ora finché piano piano si disvela con un balsamico di enorme finezza, una degustazione che mette pressione alle mucose, spinge, e spinge ancora...si spalma sul palato come Nutella e non molla un centimetro.
Leroy Ch. - acciugoso come pochi altri vini da me provati, echi di fruttini lontani. E' giovane e chiuso anche lui, ma bello tosto. Il sorso è irradiante, susina e arancia balzellano sui turbinati. Tannino molto fine e grande succosità, tanto che ad un certo punto pare acquoso. Gran classe ma per me dietro a Conterno.
Mouton - talmente giovane da essere ancora vinoso. Lunghissimo sul cacao in polvere. Ancora scomposto, l'acidità tronca la sessione orale. Da rivedere tra dieci anni.
Krug - pure lui, ovviamente, giovane e si sapeva. Ma fa niente. Talmente potente che berne un sorso era come usare il colluttorio: palato ripulito a nuovo!
Semplicemente ferino, ma già con tanti richiami al panorama olfattivo della maturità.
Quintarelli - qui chiedo venia, la mia conoscenza della boccia non è tale da poter dire se i toni ossidati dell'olfazione siano giusti dopo 27 anni o solo frutto di conservazione imperfetta. Però la bocca è puro velluto, densa ma lieve, delicata nel porsi ma implacabile nel farsi notare in ogni sfumatura. Grande vino, assolutamente.