Per me, parte subito male la nuova Guida Vini L’Espresso (nuova gestione Grignaffini-Paolini).
L’anticipazione stile Bignami di oggi
http://espresso.repubblica.it/visioni/2 ... 0-1.285457con le sue tre triplette, ricorda da vicino il famigerato Oscar del Vino Bibenda. E’ del tutto arbitrario individuare i “3 migliori vini” (tanto quanto il miglior vino) all’interno di qualsiasi macrocategoria, data la preziosa varietà della produzione italiana. A quanto si legge, queste triplette sono in ordine decrescente, dalla “medaglia d’oro” a quella di bronzo: ma che senso ha dire che il Taurasi Poliphemo 2012 è meglio del Barbaresco Pajé Vecchie Viti 2011? Seguendo un’impostazione seria, quale quella della precedente gestione della Guida, si potrà tuttalpiù dire che il voto (assoluto, cioè non relativo alla tipologia) dell’uno è più alto di quello dell’altro, ma questo non è scontato, dato che esistono gli ex aequo. E menomale che esistono: sono fondamentali proprio per ridurre le gerarchie arbitrarie, spostando l’attenzione dai voti assoluti dati a vini che appartengono a tipologie diverse (che sono un’astrazione necessaria nell’economia di una guida e niente di più) ai voti dati a vini della stessa tipologia (per esempio, una certa denominazione), che sono di gran lunga più comparabili e utili per chi legge.
Paradossalmente, Grignaffini-Paolini buttano a mare i voti (la motivazione riportata nell’articolo è una boutade disarmante), che sono l’unico strumento trasparente per creare un ordinamento e generano ex aequo come utile sottoprodotto, e poi pretendono di stilare graduatorie che -– almeno nella parte alta su cui la nuova guida insiste, i primi 100: al di sotto per il momento non è dato sapere –- sono ordinate univocamente, senza ex aequo (povere le maglie nere, è meglio non esserci che finire al 100° posto)! Per ottenere in modo trasparente lo stesso risultato non basterebbe nemmeno un punteggio in millesimi…
Per giunta, le tre nuove categorie a cui si riferiscono le triplette anticipate oggi non sembrano ben individuate, a quel poco che si legge nell’articolo. Se i “vini da bere subito” e i “vini da conservare” non si sovrappongono per definizione, c’è il fondato sospetto che i “vini da comprare” (per l’ottimo rapporto qualità-prezzo) si sovrappongano malamente, in particolare ai “vini da bere subito”. Basta guardare ai rispettivi “Oscar”: per quale motivo sostanziale il Greco di Tufo Pietrarosa 2013 (che costa 14,90 euro, secondo l’articolo) è medaglia d’argento dei “vini da bere subito”e non di quelli “da comprare”, e viceversa il Brunello 2011 Ridolfi (l’articolo non riporta il prezzo, ma per quanto sia low cost è pur sempre un Brunello!) è medaglia d’oro dei “vini da comprare” e non di quelli “da bere subito” o “da conservare”? E’ sempre un problema isolare in una classifica separata ed esclusiva i vini dal migliore rapporto qualità/prezzo, togliendoli alla classifica ordinata per qualità a cui spesso simultaneamente appartengono. Se si mette una soglia di prezzo – come fa Slowine per i “vini quotidiani” – il danno si riduce, se non c’è nemmeno la soglia la vedo veramente dura…
Tra l’altro, forse per un caso sfortunato o forse no, due dei tre vini da Oscar della categoria “da bere subito” hanno prezzi stellari, a quel che riporta l’articolo (Crichët Pajé 2007 a 600 euro, Franciacorta Extra Brut V.M. Riserva Meraviglioso a 560 euro), rinforzando una visione totemica del vino che smentisce il claim “nazional-popolare” della nuova gestione della guida (“la nuova guida dell’Espresso mette al centro il vino e chi lo compra, ribaltando l’equilibrio di questo piccolo universo”).
Attendo comunque la guida, che deve uscire in settimana, e non mancherò di sfogliarla in libreria per capire meglio i criteri che segue e i loro effetti a livello delle tre liste dei top 100.