Vediamo: eravamo inizialmente i 7 , poi uno sventurato mi ha chiesto di decantare i vini e , dopo veloce supplizio, la soppressione immediata del malcapitato e lo scarico opportuno di un posto, con miglior prospettiva bevitoria di tutti per uno in meno e soprattutto meno zavorra intellettuale inutile al seguito ...( dov'è finito? Non si sa , in questi casi l'omertà deve regnare sovrana...)
Perrier Jouet Belle Epoque 1996: sono entrato che la bottiglia era già a metà con l'espressione di tutti dubitativa.Le congetture erano molteplici e variegate, sul non stato di grazia del nostro. Opto per problemi di tappo, anche se il tricloroanisolo non allietava i tristi calici colmi di tanto ben di Dio potenziale. Confermo che aveva qualcosa di stonato, una crema pasticcera molto carica di uova e sensazioni di cognac un pò ondivaghe. Non era marsalato, era proprio come se avesse un dosaggio esagerato o sbagliato, su note decadenti. La materia c'era, ma il sorso era faticoso.
Krug 1998:una delle annate più bevute in Bue House e sempre in crescendo , compresa la splendida di ieri gentilmente e generosamente offerta dal Nostro. Ora si sta aprendo su note decisamente agrumate e molto fruttate (frutta bianca , ok? Frutta bianca , mela oppure pera Kaiser ... non pensate a mango o pesca gialla o ananas o albicocca , o papaja, o anguria, o melone , o maracuja, o caco, o banana ...
). L'acidità sempre vivissima, il sorso straordinariamente gioviale, lo spettro retrolfattivo amplissimo. Nel tempo aumentava ulteriormente la valenza.
M di Montevertine 1986: Lo bevvi da Martino e mi piacque assai già allora, anche se di diversa annata. Questo era davvero buono, intrigante, rodanesco per certi versi, si intravvedeva l'arachide e il mallo da Meursault, l'agrifoglio e una nota boisé di bella presenza scenica. Non ha ceduto per tutta la giornata, molto intrigante...Martino non ne farà più : la stessa ebete espressione, mentre lo comunicava, di quando Casolanetti mi disse la stessissima cosa ( e sempre con quell'espressione ebete) con l'Esedra, mentre la tentazione di mettere le mani attorno al collo di quell'ignobile produttore mentre profferiva tale sentenza era fortissima... ma chi poi si sarebbe fatto carico delle annate future di Pergole? Per questa volta l'ha scampata bella, ma che non mi sortisse ulteriore dabbenaggine in futuro se ci tiene alla salute ... che so ... mettere del Cabernet nel Pergole Torte o produrre un Pergole Blanc de Noir, anche se so che in cuor suo ci sta già pensando...
H. Bonneau Cuvée Marie Beurrier 2006: non è CNdP ma un "Bonneau" , quindi un fuori categoria . E' scaltro nel penetrare il cuore di chi beve perchè caleidoscopico dove non ne intravvedi l'angolatura giusta delle sfaccettature. Intenso nell'incedere, mai domo, fortemente connotato da un oriente lontano ma anche da carne sessualmente disponibile vicinissima, a portata di ... bicchiere . Dispensa piacere e bisogna essere enogaudenti per lasciarsi irretire cedendo indecentemente alle sue lusinghe. E' un mio grande limite, adoro Bonneau all'inverosimile.
Montevertine Le Pergole Torte Riserva 1990: ...ho poco da dire: bravo Manetti, se ha prodotto un Sangiovese di tal guisa. 24 anni ma fermo e deciso (e intaccabile) come la rocca di Gibilterra. Subito chiuso, poi s'è aperto. In tutta sincerità, al primo sorso i primi due vini rossi sono stati i miei preferiti, con tutto il rispetto della poderosa compagnia (lui assieme al Bonneau). Di nerbo ma elegante, di complessità sopraffina, di lunghezza superba. Il tempo lo ringalluzziva ulteriormente. Più del naso, ho goduto della sua carezza al palato, del drappo di seta nobile, dei tannini fittissimi seppur risolti e arrotondati, dalla bellissima vena acida di supporto. Ripeto , una bocca di livello quasi assoluto, non fosse per un unico problema: il mio bicchiere era difettato, con un microforo che ne assorbiva gli scarsi volumi che la mia sete agognava. Un duplice rabbocco non è stato sufficiente a placarmi, per cui oggi sono ancora insoddisfatto nella brama e ... bramoso di rivederlo al mio cospetto
Antinori Solaia 1990: in cuor mio un pò deluso. Non aveva niente di particolarmente problematico ma la nota vegetale di piquillo asado della Navarra così accentuata me lo facevano andare verso un Nord Est biturico che entusiasmare non mi fa. La bocca, in compenso , era morbida e piena, niente da dire, anzi... vino più da ingollarselo con la cacciagione che rimirarselo olfattivamente estasiati nelle brume autunnali ...
Chateau Lafite Rotschild 1990: ...a differenza dei colleghi di tavola , mi è piaciuto da subito ma mi scappava da ridere sapendo cosa sarebbe diventato. Nel tempo virava da note di peperone giallo grigliato a griottine, poi cuoio e pellame , poi balsamica baldanza, poi elegante carruba e rabarbaro, poi spezia forte, ginepro e alloro, poi... puf , era finito. Tenerlo ore nel bicchiere sarebbe stato salutare per la scienza e conoscenza... ma conoscendolo bene , chi me lo faceva fare di perseguire tale pratica sadomaso per le papille ... me lo sono bevuto con l'ultima portata di cacciagione (spettacolare) e a culo la riflessione statica di un bicchiere sempre troppo vuoto per i miei gusti. Rimaneva una sorta di gioia di vivere che solo certi vini sanno dare.
R. Fenocchio Barolo Pianpolvere Soprano 1990: purtroppo non sono "non oggettivo" come egio e pur apprezzando incondizionatamente il produttore non sono riuscito a strapparmi i capelli come si conveniva di fronte a questa splendida bottiglia . Molto crepuscolare, sussurrato al naso quanto variegato e tosto in bocca, ferrigno, ancien régime come pochi . Poca concessione alla pirotecnia sensoriale, il chiaroscuro era d'obbligo con varianze di sottobosco e humus , tratti quasi fungini, una "metallica" stimolazione generale. Ad occhi chiusi avrei sparato Nord Piemonte di buona stoffa.
PS: io l'avrei bevuto un lustro prima, ma la sua parabola sarà ancora lunga grazie a tannini graffianti ed acidità vivissima...
Gaja Sorì San Lorenzo 1996: fra i meno emozionali Sorì Tildin degli ultimi tempi. Ho sempre adorato questo cru proprio perchè portatore di leggero strabismo di venere rispetto alle diottrie solitamente allineate del Giove Tonante . Il colore stupendamente integro, il naso stupendamente integro, la bocca stupendamente integra. Premio all'integrità, quindi, ma forse complice chi aveva vicino, forse perchè in stato di "perfezione stilistica ma algida" , me lo sarei scolata da sola la bottiglia ma non avrei avuto erezioni anomale che solitamente questo cru mi provoca. Una gran gnocca ma troppo seduta sull'aspetto contemplativo; in questo caso ho preferito alternative con livello di erotismo più elevato...
- The Royal Tokaji Winery Tokaji Aszù 5 Puttonyos 1993: conosco la bestia e mi piace. Acidità pari alla bava di Alien o al sangue di Predator, dolce assolutamente sotto controllo causa freschezza unica nel suo genere, l'ho amato fino all'inverosimile perchè mi portava in Mosella ma con leggerissimo transito in Jurancon e una capatina a Vouvray ... quindi il giudizio non sarà assoluto, ma relativo al momento . Io l'avrei bevuto con un brasato ...
- Zerbina Scaccomatto 1989: è uno dei più buoni vini dolci italiani. Peccato che sia fatto in Romagna e non a Barsac , altrimenti costerebbe si di più ma gli darei anche un giudizio più elevato e un voto molto alto. Essendo prodotto in terra abbastanza sfigatella, diciamo vino appena superiore ai 90/100 . Fosse stato di Barsac 94/100. La sua leggera albicocca essiccata, l'uva sultanina, il leggero miele d'Acacia lo portano ad essere gran vino da fuori pasto, da non contaminare da cibo alcuno. Forse con del fois gras...