vinogodi ha scritto:....per analogie strutturali, penso che il Sangiovese sia lui il più vivcino al Pinot Noir rispetto al Nebbiolo. Col Nebbiolo, il Pinot ha similitudini soprattutto per il colore, sia Pinot che Nebbiolo hanno buccia sottile e poca estrazione diantociani. Il profilo acido è decisamente più similare fra Sangiovese e Pinot Nero, così come la tessitura tannica, presente ma setosa e fitta. Il Nebbiolo, salvo eccezioni, pur avendo all'olfatto una componente floreale , ha una trama tannica più solida e appena lo porti in bocca è unico nel suo genere, oltre ad una capacità d'invecchiamento decisamente più elevata che ricorda per certi versi ilsangiovese grosso. Sull'invecchiamento, ahilui, il Pinot Nero lo vedo perdente con entrambi, se non per una terziarizzazione che lo rende potabile per decenni ma perdendo decisamente , quelle caratteristiche che me lo fanno adorare da giovane... e se facessimo il "terzo incomodo" proprio con i Nebbiolo che sangiovenizzano , i Pinot Nero che nebbioleggiano e i Sangiovese che "pinotteggiano/nebbioleggiano?" ... secondo me sarebbe ancora più divertente... perchè a Pommard e Nuits S.Georges ci sembrerà di stare a La Morra, a Verduno avremo un colpo d'occhio a Montalcino e a Castellina e Gaiole uno sguardo a Chambolle Musigny...
Agganciandomi al tuo bel post penso che sia difficile generalizzare un confronto tra zone (e vitigni) differenti come Chianti e Borgogna, a prescindere sempre dal manico che può cambiare anche di molto le tipicità, contano i terreni, il tipo di clone (sprattutto col sangiovese), le scelte d'invechciamento ecc ecc.
Comunque, a linee generali di memoria personale e per i racconti di chi ci passa spesso, la zona di Castelnuovo Berardenga è nota per gli aromi balsamici, accenni di liquirizia, spesso qualcosina di tubero nobile e sono vini con una struttura marcata sebbene eleganti e di grande longevità. mi ricordano Gevrey Chambertin.
Panzano ha una struttura più accentuata anche a livello tannico, spesso offre vini terrosi, a volte meno "approcciabili" da giovani, spesso con aromi di geranio e viola e qui il ricordo con Pommard è vivido.
A Gaiole sono carnosi come a Panzano ma meno "tosti", più "golosi", richiamano spesso profumi di frutti di bosco, qualcosa di erbe, radici dolci e spezie chee mi fanno pensare a Volnay.
Barberino Val d'Elsa generalmente offre vini freschi con accenni minerali e un frutto soave di fragoline di bosco, floreale di viola in una struttura quasi mai troppo accentuata. Da lontano mi fa venire in mente Chambolle Musigny.
Infine, come succede per il comune di Vosne Romanèe (Flagey Echezeaux e Vougeot comprese "d'ufficio"), anche a Radda (e Castellina) c'è una superficie molto grande, con alcune punte di altura (soffrono meno le annate calde) e zone più basse che quindi possono donare sfaccettature differenti nel vino, seppure con una costante territoriale di terrosità ma soprattutto eleganza, finezza, una vena di balsamicità e mineralità profonde e siccome a volte proprio dei vini di Radda si dice che "pinotteggiano", direi appunto Vosne.
Tutto ovviamente per i miei assaggi nei tanti -ahimè- anni di bicchieri di quelle due zone baciate dagli dei del vino.
PS: che bello vecchio mio, ogni tanto parlare del vino nella memoria...