ZEL WINE ha scritto:La mouline 88: …… ……… …………. 100
E devo dire che Zel ci ha quasi inzertato!
Guigal La Mouline 1988: è in assoluto il mio vino del cuore per cui non avrei potuto non portarlo al mio compleanno. Chiaramente stravedo per il produttore, stravedo per questo vino e l’annata 1988 è quella che più adoro. Non mi ha mai deluso ed anche questa volta, come mi è quasi sempre capitato nelle volte che l’ho bevuto in degustazioni con altre bottiglie vicino, ha sbaragliato il campo. E’ sempre lui con la sua potenza, la sua fierezza, un vino che riempe la bocca ma che non stufa mai, balsamico ma soprattutto speziato e carnale. Per alcuni è stato come dice Zel un vino da 100 punti ma forse più che altro per l’aspetto emotivo, per me che sono più equilibrato anche rapportandolo ad altre bottiglie già bevute, mi fermo a 98/99.
Valentini Montepulciano 1992: è quello che mi ha fatto più divertire in quanto il tavolo non riusciva ad inquadrarlo perfettamente e collocarlo con precisione. C’è voluto un bel po’ di tempo in cui è stato detto di tutto per poi piano piano intraprendere la strada giusta. Io che sapevo cosa era me lo gustavo a piccoli sorsi e mi sembrava invece del tutto riconoscibile. Vino perfettamente integro, pulito sia al naso che in bocca con anche un aspetto visivo luminoso. Si conferma una versione di Montepulciano veramente interessante. 93
Sassicaia 1998: qui invece per alcuni eravamo a Bordeaux ma la maggioranza si è subito indirizzata sul Sassicaia. Pur mantenendo la consueta eleganza di Sassicaia la 1998 è un’annata comunque di sostanza, materia e potenza, in alcune bottiglie l’avevo anche quasi sentito spostarsi su una certa “rusticità” ma questa volta no. So che molti la reputano l’erede della 1988 ed una versione che rimarrà nella storia di Sassicaia, io su questo dissento un po’ rimanendo dubbioso. 93,5
Moscato Saracco d’Autunno 2012: sull’opportunità di aprire dei Moscato “vintage” con un po’ di anni sulle spalle devo ringraziare Claudio Alì che all’epoca sbeffeggiai e che invece mi duole ammettere aveva perfettamente ragione. Questo aveva mantenuto la frivola brillantezza dei giovani Saracco ma univa anche una complessità decisamente maggiore, spostandosi quasi su sensazioni da sauvignon soprattutto al naso. TOP