brozzi ha scritto:"ma pensa in quanti modi avrebbero potuto passare meglio queste ore, particolarmente con una donna sana, piacente e interessata"
Sana nel congelatore non entra.
Alex
brozzi ha scritto:"ma pensa in quanti modi avrebbero potuto passare meglio queste ore, particolarmente con una donna sana, piacente e interessata"
brozzi ha scritto: "ma pensa in quanti modi avrebbero potuto passare meglio queste ore, particolarmente con una donna sana, piacente e interessata"
Fufluns ha scritto:alì65 ha scritto: A questo punto direi di chiudere le adesioni a meno che si liberi qualche posto, poi vedremo la data.
Chiedo sempre conferma agli altri perchè questa sarà una vera "degu in comunella"
-fufluns
-gianluca75
-alì65
-paolo7505
-vinogodi
-vignadelmar
-meursault
-palma ?
-megaMAX
-Dedalus
-Pigigres ?
-l'oste ?
Scusate, ma sta nascendo un minimo di confusione, anche a causa mia, per l'organizzazione.
Fin dalle primissime battute mi hanno manifestato il loro interesse, in privato, Geo e Miogo, quindi occorre inseririrli, il primo compatibilmente con i suoi impegni, il secondo invece con certezza.
Io cmq non escluderei nessuno, due in più non fanno la differenza.
Anche Vittox mi sembra avesse manifestato, in pubblico, interesse. Vittorio, se sei interessato dicci qualcosa.
Ciao.
Fufluns ha scritto:alì65 ha scritto: A questo punto direi di chiudere le adesioni a meno che si liberi qualche posto, poi vedremo la data.
Chiedo sempre conferma agli altri perchè questa sarà una vera "degu in comunella"
-fufluns
-gianluca75
-alì65
-paolo7505
-vinogodi
-vignadelmar
-meursault
-palma ?
-megaMAX
-Dedalus
-Pigigres ?
-l'oste ?
Scusate, ma sta nascendo un minimo di confusione, anche a causa mia, per l'organizzazione.
Fin dalle primissime battute mi hanno manifestato il loro interesse, in privato, Geo e Miogo, quindi occorre inseririrli, il primo compatibilmente con i suoi impegni, il secondo invece con certezza.
Io cmq non escluderei nessuno, due in più non fanno la differenza.
Anche Vittox mi sembra avesse manifestato, in pubblico, interesse. Vittorio, se sei interessato dicci qualcosa.
Ciao.
vinogodi ha scritto:... quella sera leggo sul carnet che ho un impegno con Angelina Jolie ... eventualmente , posso portare pure lei? ...
vinogodi ha scritto:vinogodi ha scritto:... quella sera leggo sul carnet che ho un impegno con Angelina Jolie ... eventualmente , posso portare pure lei? ...
... o devo metterla in panca?...
pippuz ha scritto:Mi raccomando tutti con la cravatta di Pa-Perrino.
brozzi ha scritto:Come sempre mi capita, ingenuamente, apro un topic di oltre 20 pp. per capire come azzo si faccia a stare giornate in modalità FCZ e passarla liscia nella vita reale
COOMBE ha scritto:dato che mi sono bellamente tenuto lontano fino a pag.27 dal thread spero di essermi guadagnato un posto in panca!
ps: pippuz ricchione e cioccolattaio!
Francvino ha scritto:COOMBE ha scritto:dato che mi sono bellamente tenuto lontano fino a pag.27 dal thread spero di essermi guadagnato un posto in panca!
ps: pippuz ricchione e cioccolattaio!
Anche io in panca. Di fianco a Coombe.
Pippuz checca, cioccolatiere e merlettaio!
Dedalus ha scritto:diego ha scritto:Pigigres ha scritto:pippuz ha scritto:Il bello è che il Rossese è stato stagnolato per mezz'ora e nessuno aveva la minima idea di cosa fosse (io ho ipotizzato Rayas, però poi ho visto la bottiglia bordolese).
Tra l'altro questo risponde anche all'"accusa" di aver dato un giudizio molto positivo sulla base della moda dei vini "alternativi"...
Essendo stagnolato nessuno poteva sapere cosa fosse. Comunque anch'io ad un certo punto ho ipotizzato Rodano, regione vinicola notoriamente alternativa.
Onore al merito a Rossano che invece, ad un certo punto, l'ha beccato come Rossese...
Io veramente me lo sono tenuto dentro per un bel po', proprio per non rovinare la festa, ovvero per non rischiare di sviare la valutazione sulla denominazione e il vitigno anziché sul vino che c'era nel bicchiere. Ma lo avevo riconosciuto quasi subito.
Si porta appresso nitida l'impronta della vigna, visto che alla cieca avevo pensato al Bricco Arcagna 2004 di Terre Bianche, anche se i conti non tornavano perché è un vino assai diverso dai Rossese di prima fila dell'ultima generazione.
Il filo giusto va ricollegato ai vini più vecchi di Dolceacqua. Impossibile non riconoscere lo stesso identico stampo del monumentale Luvaira 1988 fatto alla Tenuta Giuncheo quando il proprietario era Biamonti, bevuto da Aldo un paio d'anni fa.
Quello stese con noncuranza assoluta Tettineive 1988 Scarpa e Vigna Monticchio 1988 Lungarotti;
questo ha steso quasi irridente Domaine de la Janasse 2004 e Ferrando Etichetta Nera 2005.
Nonché tutti gli altri vini della serata, con cui quasi tutti hanno continuato increduli a confrontarlo, tenendo il bicchiere a parte fino alla fine.
A volerla mettere sul tecnico, come è doveroso quando si comincia a parlare di vini assoluti, la bocca pagava qualcosa in purezza, anticipata da un occhio non limpidissimo, a parlare dell'artigianato enoico di cui è figlio, che è causa prevedibile di una forte variabilità di bottiglia. Ma il naso è stato una delle mie più grandi esperienze di sempre. Fosse venuta fuori una grande annata dei vini culto di Rostaing, di Clape, di Chave, di Guigal, di Rayas, nessuno avrebbe detto nulla, se non: "lamadonnasantissima, eccoperchéimiticostanocosìtanto". Con tutto che non sarebbe stato possibile, perché il Rossese è diverso dagli altri vini, è Rossese e basta, è Dolceacqua e basta.
Capitano raramente, queste bottiglie. Certo che sì. Già detto della facilmente immaginabile variabilità di bottiglia, confermatami poco fa al telefono da Aldo. Già detto dell'umiltà di mezzi con cui viene fatto questo vino, e molti altri della denominazione. Aggiungiamo lo sparutissimo numero di produttori, ovvero l'improba fatica emotiva, economica e intellettuale di fare con costanza grandissimi vini di levatura mondiale, quando si è un villaggio arrampicato sulla costa, isolato dal resto del mondo e misconosciuto dal grande giro del vino mondiale.
Tranne il buon Veronelli, che forse non a caso parlava della Romanée italiana. La Romanée, mica pizza e fichi.
Davanti a bicchieri come quello di ieri sera, le chiacchere stanno a zero. Fascia alta dei 90 punti, ovvero da 95 in su. Vini che ci si ricorda per tutta la vita. Voto alla cieca, non voto emozionale.
Volendo dire con dettaglio, 97-98 al naso, e 92-93 alla bocca.
Un vino fatto in un garage da un artigiano senza altre pretese che tirare a campare.
Forse un potenziale c'è, laggiù, con quel vitigno.
snowboarder ha scritto:Dedalus ha scritto:diego ha scritto:Pigigres ha scritto:pippuz ha scritto:Il bello è che il Rossese è stato stagnolato per mezz'ora e nessuno aveva la minima idea di cosa fosse (io ho ipotizzato Rayas, però poi ho visto la bottiglia bordolese).
Tra l'altro questo risponde anche all'"accusa" di aver dato un giudizio molto positivo sulla base della moda dei vini "alternativi"...
Essendo stagnolato nessuno poteva sapere cosa fosse. Comunque anch'io ad un certo punto ho ipotizzato Rodano, regione vinicola notoriamente alternativa.
Onore al merito a Rossano che invece, ad un certo punto, l'ha beccato come Rossese...
Io veramente me lo sono tenuto dentro per un bel po', proprio per non rovinare la festa, ovvero per non rischiare di sviare la valutazione sulla denominazione e il vitigno anziché sul vino che c'era nel bicchiere. Ma lo avevo riconosciuto quasi subito.
Si porta appresso nitida l'impronta della vigna, visto che alla cieca avevo pensato al Bricco Arcagna 2004 di Terre Bianche, anche se i conti non tornavano perché è un vino assai diverso dai Rossese di prima fila dell'ultima generazione.
Il filo giusto va ricollegato ai vini più vecchi di Dolceacqua. Impossibile non riconoscere lo stesso identico stampo del monumentale Luvaira 1988 fatto alla Tenuta Giuncheo quando il proprietario era Biamonti, bevuto da Aldo un paio d'anni fa.
Quello stese con noncuranza assoluta Tettineive 1988 Scarpa e Vigna Monticchio 1988 Lungarotti;
questo ha steso quasi irridente Domaine de la Janasse 2004 e Ferrando Etichetta Nera 2005.
Nonché tutti gli altri vini della serata, con cui quasi tutti hanno continuato increduli a confrontarlo, tenendo il bicchiere a parte fino alla fine.
A volerla mettere sul tecnico, come è doveroso quando si comincia a parlare di vini assoluti, la bocca pagava qualcosa in purezza, anticipata da un occhio non limpidissimo, a parlare dell'artigianato enoico di cui è figlio, che è causa prevedibile di una forte variabilità di bottiglia. Ma il naso è stato una delle mie più grandi esperienze di sempre. Fosse venuta fuori una grande annata dei vini culto di Rostaing, di Clape, di Chave, di Guigal, di Rayas, nessuno avrebbe detto nulla, se non: "lamadonnasantissima, eccoperchéimiticostanocosìtanto". Con tutto che non sarebbe stato possibile, perché il Rossese è diverso dagli altri vini, è Rossese e basta, è Dolceacqua e basta.
Capitano raramente, queste bottiglie. Certo che sì. Già detto della facilmente immaginabile variabilità di bottiglia, confermatami poco fa al telefono da Aldo. Già detto dell'umiltà di mezzi con cui viene fatto questo vino, e molti altri della denominazione. Aggiungiamo lo sparutissimo numero di produttori, ovvero l'improba fatica emotiva, economica e intellettuale di fare con costanza grandissimi vini di levatura mondiale, quando si è un villaggio arrampicato sulla costa, isolato dal resto del mondo e misconosciuto dal grande giro del vino mondiale.
Tranne il buon Veronelli, che forse non a caso parlava della Romanée italiana. La Romanée, mica pizza e fichi.
Davanti a bicchieri come quello di ieri sera, le chiacchere stanno a zero. Fascia alta dei 90 punti, ovvero da 95 in su. Vini che ci si ricorda per tutta la vita. Voto alla cieca, non voto emozionale.
Volendo dire con dettaglio, 97-98 al naso, e 92-93 alla bocca.
Un vino fatto in un garage da un artigiano senza altre pretese che tirare a campare.
Forse un potenziale c'è, laggiù, con quel vitigno.
..la Romanèe di cui parlava Veronelli era di un tal Croese di Soldano e le cui vigne sono andate perdute..mi sembra!!
fabird ha scritto:..la Romanèe di cui parlava Veronelli era di un tal Croese di Soldano e le cui vigne sono andate perdute..mi sembra!!
chiedi a roby
andrea ha scritto:Aramis ha scritto:Pigigres ha scritto:Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie.
Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze.
Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima.
Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".
Armà, lascia stare 'sti du zoticoni ( ), piuttosto dimmi chi è l'autore del testo ( )
L'autore del testo sono io, e mi dispice se non si capisce quel che intendevo, all'epoca, dire.
E' un pezzo estemporaneo del non ho avuto il coraggio di chiedere la pubblicazione, e la sua - diciamo così - poca comunicatività mi persuade che ho fatto bene.
A parte che è un bel pezzo, mi pare che quello che meglio si attaglia al Rossese dell'atra sera sia quanto evidenziato. Sul concetto di elisione ed assenza come strumenti analitici o come caratteri del vino devo confessare che mi perdo un pochino...
Dedalus ha scritto:Non l'avevo mai vista in questa specifica chiave, ma credo di essere stato uno dei primi a proporre la categoria del classico come via d'uscita dalla sterilità della polemica modernisti-tradizionalisti.
Un classico delineato principalmente dalla rispondenza alle coordinate varietali e territoriali, e solo in terza istanza e di conseguenza di continuità con la tradizione migliore.
Sviluppi direi perfettamente combacianti.
pippuz ha scritto:Dedalus ha scritto:Non l'avevo mai vista in questa specifica chiave, ma credo di essere stato uno dei primi a proporre la categoria del classico come via d'uscita dalla sterilità della polemica modernisti-tradizionalisti.
Un classico delineato principalmente dalla rispondenza alle coordinate varietali e territoriali, e solo in terza istanza e di conseguenza di continuità con la tradizione migliore.
Sviluppi direi perfettamente combacianti.
Che poi in parole povere è quello che a me piace di più in un vino: l'equilibrio.
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