Incontri Vino a Venezia '15 Bistrot de Venise: Marco Buvoli!
Inviato: 03 dic 2010 16:24
Ieri pomeriggio degustazione dei vini dell'azienda Montenidoli di San Gimignano, ospiti del Bistrot de Venise (Calle dei Fabbri, a due passi da Rialto ed a tre da San Marco). A condurre la produttrice Maria Elisabetta Fagiuoli, veronese di nascita, ma trapiantata dal '65 a San Gimignano.
Apertura con:
Rosato Canaiuolo, 2009 (13,5%)
Mosto fiore di canaiolo in purezza vinificato in acciaio, dal colore pallidissimo. Sottile sottile ed un po' verdino, acidità furiosa, ancora scomposta e pungente, latita il fruttino, non è corto però. Fra un paio d'anni chissà cosa vien fuori...
E poi, via coi bianchi:
Vernaccia Tradizionale, 2008 (13%)
Soffice, lievitoso, quasi soffuso l'attacco al naso, poi pera matura, al palato una suggestione di lievissimo residuo zuccherino, e sensazioni quasi grasse. Manca di un guizzo di freschezza da metà bocca in poi, peccato.
Vernaccia Tradizionale, 2005 (12,5%)
Bella evoluzione verso il frutto giallo, con sensazioni bucciose più accentuate, e bocca di maggiore tensione, asciutta, piacevolmente ruvida. Bel vino, direi al suo apice.
La vinificazione della Tradizionale vede una macerazione pre-fermentativa a bassa temperatura che può arrivare, in base alle annate, anche ad una settimana, poi svinatura e fermentazione in acciaio, seguito da un periodo di affinamento contrassegnato da più travasi per evitare tendenze riduttive.
Vernaccia Fiore, 2007 (13%)
Gioca subito su un floreale molto nitido e preciso al naso, tutto in eleganza, impatta asciutto e quasi sottile al palato, ma poi compare una certa sensazione di grassezza, via via crescente, da metà bocca in avanti. Un po' semplice?
Vernaccia Fiore, 2006 (13%)
Florealità ancora più intensa, più lungo e persistente, complesso e definito nel frutto, più giallo che bianco. Note fumé (di origine minerale, evidentemente) di bella finezza nel tempo al naso. Sicuramente un vino "tecnico", ma non è un difetto che gli si può imputare, visto l'ottimo risultato.
Vernaccia Fiore, 2004 (13%)
Primi cenni terziari, frutto ancor più maturo e giallo a discapito della florealità dei due fratellini, accenna ad una buona progressione in bocca, senza però ingranare una marcia superiore. Leggermente amarognolo in finale. Il 2006 sembra aver maggior potenziale.
Come suggerisce il nome, la Fiore è ottenuta dal mosto fiore fermentato ed affinato in acciaio, rimane circa un anno nelle vasche sulle fecce fini con batonnage periodico, ma senza travasi, fino all'imbottigliamento.
Vernaccia Carato, 2006 (14%)
Naso molto fine nella modulazione tra legno e frutto, con quella sensazione di morbidezza difficilmente definibile, che sembra proprio essere una cifra aziendale, bocca sapida e con buon allungo, marcata ancora dal rovere, ma la materia per consentire un buon assorbimento sembra esserci tutta. Non si sente l'alcol, ed è una cosa importante. Interessante risentire questo ed il Fiore pari annata fra 4-5 anni.
Vernaccia Carato, 2002 (13,5%)
Qui ahimè la presenza del legno è decisamente più ingombrante, su toni affumicati insistiti al naso e burroso-vanigliosi in bocca, a discapito di un frutto meno nitido e integro, è chiara la percezione della struttura complessivamente inferiore dell'annata. Alla fine al naso sembrava aprirsi un po' verso altro, ad ogni modo. In beva ora, ovviamente per i non legnofobici.
Ricetta borgognona semplicissima, fermentazione ed affinamento in barriques, o imbottigliato dopo un anno di permanenza in legno.
IGT Il Templare, 2006 (13%)
Ecco, qui il boisé non lo vorrei definire pacchiano o paludato, però è sicuramente è ben altra cosa rispetto all'eleganza misurata del Carato pari annata. C'è anche meno corpo, meno frutto, e meno tensione acida e sapida in bocca a far da contrasto. Giovane è giovane, di sicuro, ma vini legnosi così a sensazione (spero di sbagliarmi) difficilmente sono in grado di rientrare nei ranghi col tempo...
IGT Il Templare, 1999 (13%)
Buona integrità complessiva, non ha digerito ed integrato completamente il legno, ma è inutile attendere ancora perché è chiaramente all'apice, se non un paio d'anni oltre. Togliendo la sovrastruttura determinata dalla vinificazione, rimane a parer mio una base per così dire più "neutra", di minor personalità, rispetto alla vernaccia in purezza.
Lavorazione in cantina analoga al Carato, ma con presenza di un 20% di trebbiano e di un 10% di malvasia ad affiancare la vernaccia.
Attenzione attenzione...KEEP OUT rieslingomani, chablisomani e amanti della mineralità rocciosa e tagliente in genere! E però, a parte la questione apporti del legno più o meno discutibili, che è un altro capitolo, non ho trovato assolutamente vini molli.
Apertura con:
Rosato Canaiuolo, 2009 (13,5%)
Mosto fiore di canaiolo in purezza vinificato in acciaio, dal colore pallidissimo. Sottile sottile ed un po' verdino, acidità furiosa, ancora scomposta e pungente, latita il fruttino, non è corto però. Fra un paio d'anni chissà cosa vien fuori...
E poi, via coi bianchi:
Vernaccia Tradizionale, 2008 (13%)
Soffice, lievitoso, quasi soffuso l'attacco al naso, poi pera matura, al palato una suggestione di lievissimo residuo zuccherino, e sensazioni quasi grasse. Manca di un guizzo di freschezza da metà bocca in poi, peccato.
Vernaccia Tradizionale, 2005 (12,5%)
Bella evoluzione verso il frutto giallo, con sensazioni bucciose più accentuate, e bocca di maggiore tensione, asciutta, piacevolmente ruvida. Bel vino, direi al suo apice.
La vinificazione della Tradizionale vede una macerazione pre-fermentativa a bassa temperatura che può arrivare, in base alle annate, anche ad una settimana, poi svinatura e fermentazione in acciaio, seguito da un periodo di affinamento contrassegnato da più travasi per evitare tendenze riduttive.
Vernaccia Fiore, 2007 (13%)
Gioca subito su un floreale molto nitido e preciso al naso, tutto in eleganza, impatta asciutto e quasi sottile al palato, ma poi compare una certa sensazione di grassezza, via via crescente, da metà bocca in avanti. Un po' semplice?
Vernaccia Fiore, 2006 (13%)
Florealità ancora più intensa, più lungo e persistente, complesso e definito nel frutto, più giallo che bianco. Note fumé (di origine minerale, evidentemente) di bella finezza nel tempo al naso. Sicuramente un vino "tecnico", ma non è un difetto che gli si può imputare, visto l'ottimo risultato.
Vernaccia Fiore, 2004 (13%)
Primi cenni terziari, frutto ancor più maturo e giallo a discapito della florealità dei due fratellini, accenna ad una buona progressione in bocca, senza però ingranare una marcia superiore. Leggermente amarognolo in finale. Il 2006 sembra aver maggior potenziale.
Come suggerisce il nome, la Fiore è ottenuta dal mosto fiore fermentato ed affinato in acciaio, rimane circa un anno nelle vasche sulle fecce fini con batonnage periodico, ma senza travasi, fino all'imbottigliamento.
Vernaccia Carato, 2006 (14%)
Naso molto fine nella modulazione tra legno e frutto, con quella sensazione di morbidezza difficilmente definibile, che sembra proprio essere una cifra aziendale, bocca sapida e con buon allungo, marcata ancora dal rovere, ma la materia per consentire un buon assorbimento sembra esserci tutta. Non si sente l'alcol, ed è una cosa importante. Interessante risentire questo ed il Fiore pari annata fra 4-5 anni.
Vernaccia Carato, 2002 (13,5%)
Qui ahimè la presenza del legno è decisamente più ingombrante, su toni affumicati insistiti al naso e burroso-vanigliosi in bocca, a discapito di un frutto meno nitido e integro, è chiara la percezione della struttura complessivamente inferiore dell'annata. Alla fine al naso sembrava aprirsi un po' verso altro, ad ogni modo. In beva ora, ovviamente per i non legnofobici.
Ricetta borgognona semplicissima, fermentazione ed affinamento in barriques, o imbottigliato dopo un anno di permanenza in legno.
IGT Il Templare, 2006 (13%)
Ecco, qui il boisé non lo vorrei definire pacchiano o paludato, però è sicuramente è ben altra cosa rispetto all'eleganza misurata del Carato pari annata. C'è anche meno corpo, meno frutto, e meno tensione acida e sapida in bocca a far da contrasto. Giovane è giovane, di sicuro, ma vini legnosi così a sensazione (spero di sbagliarmi) difficilmente sono in grado di rientrare nei ranghi col tempo...
IGT Il Templare, 1999 (13%)
Buona integrità complessiva, non ha digerito ed integrato completamente il legno, ma è inutile attendere ancora perché è chiaramente all'apice, se non un paio d'anni oltre. Togliendo la sovrastruttura determinata dalla vinificazione, rimane a parer mio una base per così dire più "neutra", di minor personalità, rispetto alla vernaccia in purezza.
Lavorazione in cantina analoga al Carato, ma con presenza di un 20% di trebbiano e di un 10% di malvasia ad affiancare la vernaccia.
Attenzione attenzione...KEEP OUT rieslingomani, chablisomani e amanti della mineralità rocciosa e tagliente in genere! E però, a parte la questione apporti del legno più o meno discutibili, che è un altro capitolo, non ho trovato assolutamente vini molli.