marcolanc ha scritto:Champagne Benoit Lahaye Grand Cru Millesime 2007: si parte subito con il piede giusto. Buona acidità, ma soprattutto una notevole struttura, con una bolla (almeno nel mio bicchiere) precisa. E, devo dire, anche piuttosto lungo. Très bon!
Naso classico e già bello evoluto su sentori di crosta di pane, agrumi e
rancid. Da un naso così mi sarei aspettato una bocca più larga e "seduta", invece trovo una freschezza agrumata da manuale, una bella struttura, bolle fini (anche se non ultra-persistenti) e un finale lungo. Ottimo inizio.
91/100Markus Molitor Riesling Spatlase Zeltinger Sonnenuhr 1996: un buon vino, bene evoluto, di un produttore che raramente mi delude. Per quanto mi riguarda, su questi vini contano più i giochi di acidità, mineralità e sapidità, che tutto il resto. E questo mi è piaciuto molto.
Piaciuto molto anche a me. Non tanto (o solo) per i profumi, didattici nei sentori di idrocarburo e cedro, quanto piuttosto per una bocca decisamente deliziosa, giocata sull'eleganza e la verticalità, estremamente bevibile senza cedere di un millimetro in profondità fresco/sapida.
91/100Villa Bucci Riserva 2001: tra i bianchi, a mio parere il meno entusiasmante. Praticamente privo di naso, in bocca era sicuramente equilibrato, ma senza particolari spunti. Non mi ha proprio esaltato.
Purtroppo penalizzato da un naso pressoché muto, anche dopo mezz'ora/un'ora nel bicchiere, la bocca a me è piaciuta, per il suo grande equilibrio e per trasparenza territoriale, ho apprezzato in particolare questo suo reggersi su una sapidità molto viva, anche se forse manca un pò di "personalità". Molto buono, ma per me sotto l'eccellenza.
88/100p.s. Pare che oggi il vino fosse decisamente migliorato, vero Lalas?
Dolomytos 2007: un bianco che è un incrocio tra una poesia ed un mistero, per la sua storia purtroppo finita proprio con questa annata, a causa della morte del suo "inventore" (mi sembra la giusta definizione). Credo che abbia un buon potenziale di crescita, perché le spalle mi sembrano grosse. Per ora, a mio avviso il legno dolce è ancora troppo dominante, ma resta comunque una bella storia, con una mineralità eccellente ed una notevole sequenza di sentori.
Il naso è davvero stupendo, di intensità e complessità notevoli, ricca di rimandi, dalla resina al miele, dal mazzo di fiori ai frutti gialli (pesca) e rossi (lampone), dal fieno alle note talcate. La bocca è potente, la freschezza non è esagerata, ma in compenso la mineralità è davvero profonda. Deve ancora digerire un pò il legno, ma si farà, eh che si farà...
92/100Chateau Cheval Blanc 1978: chi parte con i favori del pronostico in un certo senso è penalizzato. Ma questo Cheval Blanc se ne sbatte e per me vince la serata (anche se ha avuto i suoi grattacapi ad avere la meglio su un concorrente di Langa...). Già appena versato nel bicchiere ha un naso spettacolare ed un tannino di un'avvolgenza ed una morbidezza, pur nella sua forza, veramente impressionanti. Ma è la sua evoluzione nel bicchiere la sua vera cifra stilistica (qualcosa alla bordolata di Vinogodi l'ha imparata anche una capra come me e così me lo sono goduto per un bel pezzo). Ci si trova, nelle due ore successive, ogni sorta di rimando: dalla sapidità marina dell'ostrica alla balsamica fragranza dell'erba tagliata di fresco, passando per il cuoio, la cioccolata, le spezie, con un piacevole goudron come fil rouge a collegare le varie fasi della sua evoluzione.
Già detto tutto, e ottimamente, da Marco. Aggiungo solo la capacità di questo vino di quasi nascondersi a centro bocca, per poi distendersi in un finale di una persistenza mirabile.
94/100Paolo Scavino Barolo Bric del Fiasc 1998: al naso, veramente buono. Esattamente quel che vorrei da un barolo. Poi, all'assaggio, conferma ciò che sia l'occhio che il naso lasciavano presagire: un vino all'apice della sua evoluzione, equilibrato tra un tannino ancora pimpante ma educato dagli anni di affinamento in bottiglia ed un'acidità che ne invoglia la beva. Forse un filino meno travolgente nell'evoluzione rispetto allo Cheval Blanc, sicuramente con un tannino meno suadente del francese (poi magari c'è chi potrebbe preferire il Bric del Fiasc proprio per questo), ma si gode eccome anche a bere questo gioiellino!
L'evoluzione olfattiva di questo vino, di grande aderenza territoriale
nonostante i 12 mesi mesi in barrique (e qui come la mettiamo, Papero?
), è stata davvero impressionante, a un certo punto è arrivato a piacermi di più del cavallo bianco. Paga qualcosa in finezza di trama tannica e in allungo, ma davvero un signor Barolo.
92/100Opus One 2008: un po' come ce lo si poteva aspettare, paga un po' il confronto con uno stupendo Cheval Blanc ma soprattutto l'eccessiva gioventù (andava bevuto probabilmente tra 8/10 anni). Inizialmente, è veramente troppo sgarbato: una melassa esageratamente dolce e concentrata. Poi, dopo qualche minuto di ossigenazione, guadagna un po' più di finezza, pur rimanendo lontano dal cugino (di terzo grado) francese, e diventa più piacevole. Credo comunque che, al di là dell'oggettiva troppa giovinezza di questo Opus One, poi sia una questione di gusti: se si cerca più concentrazione e potenza magari a leggero scapito della finezza, sicuramente con questo vino ci si troverà molto bene. Non è esattamente quel che cerco e così non resterà per quanto mi riguarda un vino memorabile.
Ok, Marco, d'accordo che abbiamo commesso un infanticidio, ma era un 2003, non un 2008! Detto ciò, anche per me non è un vino memoribile, però devo ammettere che è molto migliorato nel bicchiere, buon segno di solito. Lo riassaggerò a breve, poi vi dirò. Per ora
86-87/100Albarola Val di Nure 1995: chiudiamo in dolcezza, con un bianco che non passa inosservato già dal momento in cui lo versi nel bicchiere, per il colore ambrato intenso, nonché per una notevole densità. Al naso è intenso, così come all'assaggio, in cui oppone ad una dolcezza assai marcata una buonissima acidità, che lo rende piacevole, per poi rivelare una bella persistenza. Se dovessi trovare il pelo nell'uovo, avrei preferito che mi lasciasse la bocca leggermente meno dolce, ma siamo veramente ai dettagli, anche perché, goloso come sono, me ne sarei tracannato mezzo litro!
Vino di una densità impressionante (12 gradi + 11 di alcol non svolto!), i profumi di questo grande vin santo della tradizione italiana sono per me di un fascino estremo, e mi hanno ricordato il vin santo di Brisighella 1914 bevuto da Ivo circa un anno fa, per via di quelle sensazioni dolci e insieme cinerine, come di fuoco spento. La bocca è molto densa, ma ben contrastata da un'ottima freschezza. PAI molto lunga.
92/100