Messaggioda Ludi » 18 giu 2023 07:58
Tamellini, Soave Bine de Costiola 2008: ancora integro, ben definito, più giocato sulle note dolci di frutta che su quelle idrocarburiche. Vivida l'acidità.
De Conciliis, Naima 2005: leggermente scollinato, su note di incenso e cera per mobili. Bottiglia non finita.
Dom Ruinart 1998: l'apertura, senza alcun "suono", faceva temere; invece il vino ci sta, eccome! Al naso ricorda caramello salato e burro fuso, ma è soprattutto esplosivo nell'espressione all'assaggio, sontuoso, elegante, lunghissimo.
Chapoutier, Ermitage Blanc de l'Orée 1998: probabilmente il miglior Hermitage Blanc mai provato. Naso che quasi stordisce con gli aromi nettissimi di bergamotto candito, di dragoncello, di mango. In bocca ha ancora vivace acidità che ben gioca con la consistenza glicerica. Dura minuti. Come si scriveva un tempo su questo forum, prima che subentrasse anche qui il politically correct, "astenersi enogay".
Biondi Santi Riserva 1998: monumentale nella sua austera, cerebrale definizione al naso, cesellato, sfaccettato, di una inaudita precisione. In bocca l'acidità è spaventosa, e lo rende indubbiamente impegnativo, persino in abbinamento con un cinghiale in dolceforte. Col cervello debbo dire che è un vino splendido, ma il cuore, specie se lo paragono allo stile di Soldera, è rimasto freddo.
Tenimenti D'Alessandro, Il Bosco 2007: più che integro, statico, sin dal colore scurissimo. Al naso non trovo nulla del Syrah; alla cieca avrei detto fosse un Nero D'Avola, con note fruttate ciliegiose e caramellate. Stessa impressione in bocca. E pensare che un tempo mi piaceva tanto...