Buonasera a tutti, questo è il mio primo post tematico...
Bergamasco, ultracinquantenne, ma astemio fino a quasi trent'anni. Ho cercato di recuperare... più che altro provando a capire e apprezzare quello che ho nel bicchiere (e nel piatto). Zero titoli (nel senso che non sono sommelier o altro), ma un po' curioso sì.
A Pasquetta, su un piatto di pizzoccheri, con mio fratello ho aperto un Mamete Prevostini Valtellina Superiore Riserva 2013. Vendemmia tardiva, 30 mesi di affinamento in fusti di rovere. Annata da quattro stelle e mezzo nella zona, così leggo. Bottiglia presa anni fa a una fiera, poi coricata accuratamente in cantina. Pensavo che avrebbe potuto essere il momento di aprirla, né troppo presto né tardi. Tappo integro, sembrava appena uscito dal macchinario. Colore nebbiolesco da manuale. Il naso pareva a posto, con i sentori di confettura di frutti rossi e di rosa bene in evidenza.
Però all'assaggio.... Asciutto, abbastanza vuoto di corpo, nemmeno tanto "lungo", finanche aggressivo all'inizio. Senz'altro caldo: ma un calore asciugante, non corroborante. Persistente, certo: ma, più che altro, faticoso. Riprovato la sera, aveva mitigato i suoi graffi ma era rimasto - come dire? - opaco. Difficile descriverlo: un po' di frutto c'era, ma dava riferimenti vaghi (forse sono io che non so trovarli!). Sembrava più vecchio dei suoi anni. Mi ricordava certi Barbaresco di poco prezzo (rigidi, arcigni) che compravo al supermercato qualche anno fa. Poca soddisfazione, nessun vero piacere. Il fratello è stato anche più categorico.
Per fortuna i pizzoccheri erano molto buoni.... Però, quella che pensavo (e credo ancora) un'eccellenza del territorio... beh, mi ha un po' deluso.
Cosa ho sbagliato? Troppo presto per aprirlo? Andava ossigenato a lungo? Aveva bisogno di un piatto più sostanzioso? Semplicemente, non l'ho capito?